Tenere sotto controllo il valore del psa (antigene prostatico specifico) può aiutare a prevenire la mortalità per cancro della prostata. Una conferma arriva da un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università del Michigan e del National Cancer Institute e pubblicato il 5 settembre su Annals of Internal Medicine, rivista medica accademica dell’American College of Physicians (Acp) dedicata alla medicina interna. Lo studio ha evidenziato l’esistenza di “prove compatibili” che lo screening del psa “riduce la mortalità per il cancro della prostata”.
Cos’è il psa
Psa è l’acronimo inglese di “prostate specific antigen” e viene tradotto in italiano con antigene prostatico specifico. Si tratta di una enzima prodotto dalle cellule della prostata che ha la funzione di far rimanere fluido il liquido seminale dopo l’eiaculazione, permettendo così agli spermatozoi di muoversi agevolmente attraverso la cervice uterina. In caso di danneggiamento delle cellule prostatiche a causa di qualsiasi “sofferenza” dell’organo, la concentrazione del psa nel sangue aumenta. Questo incremento si verifica con qualunque malattia della prostata: infiammazione, traumatismo (bicicletta, moto, equitazione, ecografia transrettale, biopsia prostatica, cateterismo, etc.), iperplasia prostatica benigna o carcinoma prostatico. La crescita del valore di questo enzima perciò costituisce un marker di organo e non della patologia collegata.
Il dibattito scientifico
Da anni nella comunità scientifica si dibatte sull’utilizzo di questo test come strumento di diagnosi precoce per il tumore della prostata. I detrattori dello screening sostengono che la diffusione del dosaggio del psa ha determinato nel tempo un aumento delle diagnosi e del trattamento di forme “silenti” di tumore della prostata (forme che non si sarebbero altrimenti manifestate). A fronte di un tasso di mortalità costante nel tempo, si sarebbero prodotto nei pazienti operati danni collaterali quali impotenza e incontinenza, che si verificherebbero secondo fonti scientifiche rispettivamente nel 60% e 15% dei casi.
Dall’altra parte, i favorevoli, tra cui figura anche la Società italiana di urologia (Siu), sostengono l’importanza di controllare periodicamente il valore del psa per arrivare a una diagnosi precoce. Individuare un tumore della prostata prima possibile permetterebbe infatti di scegliere tra le terapie possibili, adeguando il trattamento alla gravità della situazione.
I risultati dello studio dell’Università del Michigan
I ricercatori dell’Università del Michigan e del National Cancer Institute hanno deciso di controllare e randomizzare i due studi che rappresentano l’attuale riferimento sullo screening per la neoplasia della prostata, realizzati nel 2009 e pubblicati su New England Journal of Medicine: l’Erspc (European randomized study of screening for prostate cancer) e il Plco (Prostate, lung, colorectal, and ovarian cancer screening trial). Mentre l’Erspc evidenziava una riduzione della mortalità per cancro della prostata grazie allo screening del psa, il Plco non aveva individuato alcuna diminuzione, pervenendo alle conclusioni opposte.
Il nuovo studio pubblicato su Annals of Internal Medicine, ha rilevato che il controllo del psa aumenta il tempo di sopravvivenza post-diagnosi, evidenziando “prove compatibili che riduce la mortalità per il cancro della prostata”.
Come valutare i risultati delle analisi del sangue (psa)
Un valore alto del psa, di per sé, non comporta una diagnosi di tumore della prostata. Va quindi integrato con ulteriori indagini per escludere altre patologie. In particolare, un’esplorazione digito-rettale della ghiandola eseguita da un urologo e un’ecografia prostatica, eventualmente seguiti da una biopsia, permetteranno di arrivare a una diagnosi vera e propria. Una semplice analisi del sangue dunque permette di capire se c’è un’infiammazione in corso e di rivolgersi a uno specialista per andare a fondo.
I tempi della diagnosi in Italia
Il problema principale tra gli uomini sembra essere di origine culturale. Gli uomini tendono infatti a rimandare i controlli, rischiando di arrivare in ritardo a una diagnosi. “Un uomo impiega due anni, rispetto alle due settimane che impiega una donna per la diagnosi di un pari problema oncologico; e questi due anni molto spesso costituiscono un ritardo eccessivo, nel senso che potrebbe già partire una fase metastatica della malattia”, spiega Vincenzo Mirone, professore ordinario e direttore della scuola di specializzazione in urologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nonché presidente della Fondazione PRO Onlus (Fondazione per la prevenzione e ricerca oncologica), nata per combattere il tumore della prostata.
Una diagnosi precoce aumenta le possibilità di cura e guarigione con tecniche meno invasive. “Secondo le stime del ministero della Salute, oggi in Italia, circa 2 milioni e 300mila persone sono malate di cancro, il che significa che a ben quattro italiani su cento è stato diagnosticato un tumore. È opportuno, però, sottolineare che, di questi, oltre un milione e 300mila pazienti sono ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi e circa 800mila lo sono a distanza di dieci anni – aggiunge Mirone –. Detto questo, noi oggi abbiamo la possibilità con le nuove tecniche chirurgiche, robotiche e laparoscopiche, di poter curare e di poter guarire, perché se guardiamo ad esempio le casistiche dei più grandi ospedali, ad esempio il nostro (Federico II di Napoli, n.d.r.), negli ultimi cinque anni non abbiamo mai avuto mortalità per carcinoma alla prostata, ovviamente operato”.
L’importanza dei controlli: gli screening gratuiti
Il consiglio dell’urologo è quindi quello di sottoporsi a controlli periodici. Per questo motivo la Fondazione Pro mette a disposizione ciclicamente screening gratuiti nelle piazze delle principali città, in particolare nelle regioni del Sud Italia. “Il messaggio che vogliamo ribadire a tutti gli uomini è: imparate a controllarvi, fate quello che fanno le vostre compagne – afferma Mirone -. Pensate ai vostri figli e ricordatevi che oggi questa è una malattia che, presa nei tempi giusti, è certamente curabile. Quello che vi può aiutare in questa fase è solo un poco più di coraggio e di responsabilità, non solo nei confronti di voi stessi ma anche nei confronti delle persone che vi vogliono bene”.
I controlli gratuiti della onlus consistono in una visita urologica, con ecografia, eseguita all’interno dell’Unità urologica mobile, un camper dotato di un vero e proprio ambulatorio medico. L’attività è finanziata attraverso le donazioni volontarie, il 5×1000 o la rete di solidarietà creata da Unicredit “Il mio dono”.